Non c’è discepolo superiore al suo maestro, né un servo superiore al suo padrone;
basta che il discepolo sia come il suo maestro e il servo come il suo maestro .
(Matteo 10.24-25)
Non trovo qui alcuna ambiguità e non credo che questo testo sacro abbia più tipi di interpretazioni. La verità può avere più facce, come un diamante, ma possiede solo un unico tronco che si muove in un unico senso, verso il Bene.
Sento la necessità di menzionare questo testo del Vangelo, solo per far comprendere me stessa e il mio avvicinamento all’arte dell’icona, specialmente l’icona su vetro.
C’è quest’oggi, più forte che mai, uno spirito che perseguita molti “maestri” predicanti l’emancipazione dagli schemi. L’apprendista, che dovrebbe tranquillamente studiare i maestri, dimostra oggi uno sforzo inutile per essere originale, per esprimersi, per essere unico. Non c’è niente di sbagliato nel cercare la tua strada, ma non c’è neanche niente di sbagliato nel caso in cui questa strada sia quella del tuo maestro. Molto spesso, dopo premi e congratulazioni, mi hanno chiesto il perché io non avessi un tocco più personale. Non è facile spiegare come difficile è aggiungere qualcosa alla perfezione, come, in veste di pittrice di icone, potresti perdere te stesso, provando ad essere migliore di, per esempio, il Signor Parvuu Mutu. Quando tu capisci che l’arte dell’icona ha già raggiunto la perfezione, tu non ti preoccupi di aggiungere di più. Tu desideri solo di condividere quella bellezza.
Io provo, tramite il mio lavoro, di mantener vivo quel mondo perfetto, di continuare a comprenderlo, nella stessa maniera nel caso sia riguardo una credenza, un icona o una panchina. Per poter esser capace di comprenderlo, tu devi, certamente, studiarlo. Evidentemente, quando tu avevi la possibilità di avere tutto sotto i tuoi occhi lavori come quelli di Timforea, Oancea, Pop, Nicula, quando tu hai restaurato decine di icone, comprendendo cosa loro avevano fatto, tu non sei tentato più di essere originale, ma tu provi solamente a lavorare come loro. Il Signor Bernea diceva che il contadino rumeno non pensa in termini di “superare se stessi”, ma anzi agisce di istinto e ciò funziona e funziona bene…. Ecco perché , per esempio, quando la donna dell’Oltenia tesseva la sua coperta, lei lavorava con lo stesso spirito di sua madre, di sua nonna e della sua vicina. Come molte tessitrici, così tante versioni, ma con lo stesso spirito! Esattamente lo stesso per le vecchie pittrici di icone! E’ impossibile non provare lo stesso spirito di unità del Museo del Contadino Rumeno, non provare la connessione tra una brocca della Transilvania e un vassoio di rame della Dobrogea, o tra un burattino della Vrancea e una camicia di Maramures.
Grazie a quello che sto facendo, Io provo a mantenere vivo questo spirito di bellezza, di condividere con molte persone questa gioia di comprendere questo fenomeno.